Stando ai risultati forniti dall’Università dell’Alabama, il fumo passivo induce, più efficacemente di quello attivo, l’insorgenza di intolleranza al glucosio.
Lo studio, coordinato da T.K. Huston, è partito dalla constatazione che in letteratura era provato che i fumatori fossero a maggior rischio di sviluppare intolleranza al glucosio e diabete , e si è basato sull’osservazione di 4500 pazienti che partecipavano allo studio CARDIA ( Coronary Artery Risk Development in Young Adults ), avviato tra il 1985 ed il 1986 a Chicago e Minneapolis, con controllo annuale per 15 anni.
Alla scadenza di tale periodo si è osservata una media di incremento di intolleranza al glucosio del 16% con una punta del 22% nei fumatori e del 17% di quelli esposti al fumo passivo, mentre nei non fumatori e non esposti al fumo passivo l’incidenza era dell’11.5%.
Il confronto tra l’11.5% ed il 22% risulta essere un dato di grande significatività ed, in qualche modo, atteso, anche se non in queste dimensioni.
La sorpresa è avvenuta dall’analisi dei sottogruppi che portava gli Autori a concludere che l’esposizione al fumo passivo è un fattore indipendente di rischio per l’instaurarsi dell’intolleranza al glucosio.
Il fumo passivo produce tossine simili a quelle del fumo attivo, ma che vengono prodotte in differenti condizioni ambientali e di temperatura, per cui alcune di esse sono più concentrate nel fumo passivo.
Tali tossine, assorbite dal polmone, colpirebbero il pancreas inducendo l’intolleranza al glucosio.
D'altronde, che i fumatori fossero più soggetti a pancreatiti e ad altre malattie pancreatiche era noto, la novità sta nel fatto che il fumo passivo rappresenta un rischio maggiore per l’intolleranza al glucosio rispetto al fumo attivo. ( Xagena2006 )
Fonte: British Medical Journal, 2006
Endo2006