L’esposizione acuta all’inquinamento dell’aria è stato associato a infarto del miocardio, ma il suo effetto sullo scompenso cardiaco non è ben definito.
Sono state portate a termine una revisione sistematica della letteratura e una meta analisi per valutare l’associazione tra inquinamento dell’aria e insufficienza cardiaca scompensata inclusi ricovero in ospedale e mortalità per scompenso cardiaco.
Sono stati presi in considerazione 5 database alla ricerca di studi che valutassero l’associazione tra aumenti giornalieri negli inquinanti dell’aria gassosi ( monossido di carbonio, diossido di zolfo, diossido di azoto, ozono ) e sotto forma di particolato ( diametro inferiore a 2.5 microm [ PM2.5 ] o inferiore a 10 microm [ PM10 ] ), e ricoveri in ospedale o mortalità per scompenso cardiaco.
Dei 1146 articoli identificati, 35 hanno soddisfatto i criteri di inclusione.
Il ricovero in ospedale o il decesso per scompenso cardiaco sono stati associati ad aumenti nelle concentrazioni di monossido di carbonio ( 3.52% per 1 parte per milione ), diossido di zolfo ( 2.36% per 10 parti per miliardo ), e diossido di azoto ( 1.70% per 10 parti per miliardo ), ma non di ozono ( 0.46% per 10 parti per miliardo ).
Aumenti nella concentrazione di particolato sono stati associati a ricovero in ospedale o decesso per insufficienza cardiaca ( PM2.5: 2.12% per 10 mcg/m3; PM10: 1.63% per 10 mcg/m3 ).
Associazioni più forti sono state osservate nel giorno dell’esposizione, con effetti più persistenti per il PM2.5.
Negli Stati Uniti, è stato stimato che una riduzione media nel PM2.5 di 3.9 mcg/m3 potrebbe prevenire 7.978 ricoveri in ospedale per scompenso cardiaco e permetterebbe di risparmiare oltre 300 milioni di dollari ( poco meno di 220 milioni di euro ) all’anno.
In conclusione, l’inquinamento dell’aria ha mostrato una stretta associazione temporale con ricovero in ospedale e mortalità per scompenso cardiaco.
Benché servano più studi condotti nei Paesi in via di sviluppo, l’inquinamento dell’aria è un importante problema di salute pubblica con pesanti conseguenze cardiovascolari e di spesa sanitaria, e dovrebbe rimanere un obiettivo chiave per le politiche di salute globale. ( Xagena2013 )
Shah AS et al, Lancet 2013; 382: 1039-1048
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